La nostra storia
Le radici storiche dei Pifferi e Tamburi di Ivrea sono da ricercare lontano nel tempo.
Alla fine del 1500 si diffusero formazioni di Pifferi e Tamburi sia di musica militare legate alle Fanterie degli eserciti, sia di musica popolare. A livello locale gruppi costituiti da suonatori legati al territorio erano probabilmente presenti a Ivrea già nell’epoca più arcaica del Carnevale gestito dalle Badie giovanili legate alle Parrocchie.
Nel 1786 venne stampato in Ivrea un decreto firmato dall’ “Intendente di questa Città, e Provincia, e Conservatore delle Regie Gabelle” Avogadro di Collobiano, che testimonia la generale diffusione nelle file della fanteria di Pifferi e Tamburi: “sempre intenta S.M. alla conservazione di sua popolazione ed alla quiete della medesima(…), ha stabilita una compagnia di Cacciatori in ciascun Reggimento di Fanteria d’ordinanza composta di Bassi Uffiziali, e Soldati(…):si è ora determinata(…) per facilitar loro la sussistenza(…),di fissar un’alta paga di soldi uno e denari quattro pure al giorno per ogni Caporale, Soldato, Tamburro e Piffaro”.
Nel 1805 una Cronaca del Carnevale pubblicata sul “Giornale del Dipartimento della Dora” affermava che “Le marcie da uno scarlo all’altro venivano precedute e regolate da vari suoni guerreschi in ben ordinate file”.
E’ l’epoca Napoleonica, in cui musica e formazioni di tipo militare e loro utilizzo in cerimonie festive si sovrappongono.
Il 1808 è l’anno dell’inaugurazione del primo Libro dei Processi Verbali dello Storico Carnevale di Ivrea, che documenta i riti, le formule del Carnevale e la presenza dei Pifferi e Tamburi. In una lettera datata 11 Febbraio del 1809 indirizzata al Prefetto del Dèpartement de la Doire, il Sindaco di Ivrea Zanetti nel descrivere il Carnevale narra di come la festa si dirami dalle diverse parti della città organizzata in più cortei con a capo l’Abbà, “avec des Tambours et fifres”.
Vi sono poi alcuni Verbali che vanno dall’anno 1826 al 1833 del primo Libro dei Processi Verbali o “Livre du Carneval commencè l’an 1808 – Ivrèe Chef Lieu du Département de la Doire”, in cui viene descritto l’ingresso cerimoniale in Città dell’albero dello Scarlo: “la pianta così detta L’ex Carlo(…) all’ingresso in Città (…), (l’Abbà) dovrà farlo accompagnare dal suono dei Tamburi e Pifferi”.
A partire dal 1821, come testimoniano alcune “Determinazioni di S.E. il Luogotenete Generale del Re” conservate presso l’Archivio di Stato di Torino, i Pifferi vengono licenziati dai battaglioni dell’esercito Sabaudo.
La vitalità di questa tradizione musicale è giunta sino ai giorni nostri, indissolubilmente legata allo Storico Carnevale di Ivrea: la continuità storica dei Pifferi e Tamburi di Ivrea si basa su un sistema di tradizione orale che ha garantito la trasmissione sia delle musiche sia delle competenze dei musicisti, tramandate di generazione in generazione all’interno delle Famiglie di suonatori.
Il repertorio ha un’origine stratificata nel tempo e nello spazio e rievoca motivi di epoche diverse; le musiche che lo costituiscono sono dette “pifferate”.
Le Pifferate delle Parrocchie e le Diane sono ritenute le arie più antiche, la pifferata delle Bandiere, il Passo di Carica, la Generala, la Marcia funebre, sono arie riconducibili ai repertori d’ordinanza di funzione militare, segnali di manovra e di chiamata sotto gli stendardi, che danno il via all’assalto o richiamano all’adunata, mentre le “Monferrine”e le “Quarente” ricordano arie di balli, canti e antiche feste popolari, connotando questo repertorio come uno dei più ampi e meglio conservati e parte fondamentale del patrimonio culturale della tradizione etnomusicale piemontese.